“Da cortile a cortile”
l’enogastronomia locale ed i cento cortili della città della Zizzola,
protagonisti nella 17° edizione
dell’evento. Il pranzo nelle corti braidesi
è il piatto forte dell’evento ma il contorno non è da meno: mostre d’arte,
spettacoli e gruppi folkloristici e l’opportunità di conoscere meglio Bra e la Pollenzo romana.
Alcuni dei piatti tipici serviti durante la
fiera:
salsiccia di Bra, peperoni di Carmagnola,
il “bagn’ntl oli” con verdure braidesi, agnolotti al “plin”, il caratteristico
bollito misto con le tipiche salse, formaggi tipici e la torta di nocciole
il tutto accompagnato dai migliori vini a
denominazione d’origine controllata delle colline di Langa e Roero.
Durante la giornata si potranno visitare i
Cento Cortili braidesi, spesso chiusi ed inaccessibili, e gustarsi un
retroscena unico nel suo genere. Questi spazi, per lo più privati, ospiteranno
mostre di quadri, letture, esibizioni di danza, piccoli concerti e
degustazioni.
Interessantissime le frazioni di Pollenzo e
Sanfrè, un itinerario alla scoperta del sito archeologico pollentino di epoca
romana e della Banca del Vino voluta da Carlo Alberto nell’ottocento.
Bus in partenza dalla stazione ferroviaria
per visitare Pollenzo, navette in partenza da Piazza Roma per la visita al
castello di Sanfrè.
Siamo in
Piemonte, in provincia di Cuneo, siamo a Bra.
Il nome “Bra”
potrebbe avere origine dalla parola longobarda “Brayda” che indica una
proprietà con esteso appezzamento di terreno adibito a pascolo (la stessa
origine etimologica di Piazza Bra a Verona o del quartiere Brera di Milano),
l’altra ipotesi è l’origine celtica da “Braille” o “Braye” con il significato
di “pascolo” o “alpeggio”.
Nel periodo
romano venne fondata nella valle del Tanaro la città di Pollentia (attuale frazione Pollenzo), importante traffico
commerciale e militare; dopo la battaglia di Pollenzo, il 6 aprile 402, quando
le truppe romane misero in fuga i Goti, iniziò la decadenza di Pollentia e le
popolazioni iniziarono a spostarsi verso l’altopiano, l’odierna Bra, ritenuto
più sicuro. Il 27 luglio 1702 nacque a
Bra l’Accademia degli Innominati,
associazione di letterati, poeti, uomini di cultura, amanti della musica e
delle arti visive. Si riunivano in una casa del centro storico, dove ancora
oggi sono visibili dei medaglioni dipinti raffiguranti i personaggi
dell’Accademia.
Il Castello di
Pollenzo, residenza sabauda, patrimonio dell’umanità e dell’Unesco insieme al
Borgo di Pollenzo. L’antica città
romana raggiunse i massimi splendori nell’età Giulio-Claudia, molti reperti
ritrovati nei diversi scavi sono conservati nel Museo Archeologico di Palazzo
Traversa. Una prima fortificazione era già presente attorno al 1238 ma
bisogna attendere molti secoli prima di arrivare alla forma attuale del
castello .
Al passaggio nelle mani dei Savoia nel 1838 inizia la
vera trasformazione, Carlo Alberto avviò imponenti lavori affidati a diversi
architetti ed, oltre al restauro del castello, fu realizzato il borgo con la
Chiesa di San Vittore, la piazza con il porticato, l’Agenzia ed una grande
torre quadrata munita di merli, tutti edifici in stile neo-gotico. All’interno
si trova il preziosissimo coro ligneo
proveniente dall’Abbazia di Stafarda.
(in provincia di Cuneo).
Il castello e la immensa tenuta agricola sono di
proprietà privata mentre gli edifici dell’Agenzia sono stati al centro di una
grande iniziativa promossa da Slow Food
, nell’area è nata l’Università di
Scienze Gastronomiche e la Banca del
Vino.
La Zizzola è l’edificio
simbolo della città.
A pianta ottagonale con due piani sormontati da una
torretta, campeggia sulla collina di Monteguglielmo, il punto più alto della
città, in prossimità del quale fino al XVI secolo era situato l’antico castello. La Guida di Bra del 1875 recita: “….di proprietà dell'avv. Maffei, elegante e
graziosa rotonda che domina la città. Vuole la tradizione che dietro questa
villa, su di uno spianato che ancora si ammira, le streghe convenissero una
volta a festeggiare il sabbato [il Sabbat, una delle otto feste del paganesimo
legate ai movimenti del sole, la parola deriva dall’ebraico “Shabbath” che
significa “cessare” “smettere di compiere determinate azioni”.
Era dunque una villa di campagna che si apriva per feste
e ricevimenti, nel 1962 fu donata al Comune di Bra dal dott. Guido Fasola con
il vincolo che l’edificio fosse destinato a sede di convegni o altre attività
di carattere pubblico ed il terreno destinato a giardino o parco pubblico.
La Chiesa di
Sant’Andrea, in stile barocco eretta su disegno di Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) iniziata a costruire nel 1672 e
conclusa nel 1987 ma non terminata. Fu
costruita grazie a numerosi cittadini che offrirono, oltre a denaro, anche
giornate di lavoro, all’interno numerose le pregevoli opere d’arte come le tele
raffiguranti San Rocco e Santa Vittoria o la Madonna con il Rosario e la
Vergine con il Bambino oltre che, nella Sacrestia, ad una grande tela
raffigurante la Battaglia di Lepanto opera di Giovanni Claret.
Palazzo Traversa edificio originario della metà del XV secolo
adibito a Museo di Archeologia e Storia dell’Arte.
Palazzo Comunale è di origine
medievale , l’accesso alla parte storica è dato da una scala ad invito aggiunta
intorno al 1897 che conduce alla grande porta ad arco affiancata da due
aperture rettangolari con sovrastante occhio circolare.
Palazzo Mathis di origine trecentesca,
sorge davanti al Municipio e i primi proprietari furono i Solaro, potente
famiglia astigiana. il Capitano Giacomo Solaro, in qualità di governatore del
castello di Bra, si trovò nel 1552 a comandare la difesa della città, alleata
con i Francesi, contro il Duca di Savoia, Emanuele Filiberto. La fortezza cadde
e fu distrutta e i Solaro scomparvero da Bra, lasciando anche il loro palazzo. Oggi,
completamente restaurato dal Comune e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di
Bra è sede degli uffici cultura e turismo e, al piano nobile, ospita mostre e
rassegne culturali, oltre ad accogliere una raccolta permanente di opere
dell'artista cheraschese Romano Reviglio.
La Chiesa di Santa Chiara fu fatta costruire dalle monache Clarisse. I lavori
iniziarono il 27 maggio 1742 e fu aperta al pubblico nel 1748 anche se non
completata. Il Vittone lascia qui un capolavorodell'architettura rococò
piemontese: la pianta è quadrilobata e tutta la costruzione è impostata su
quattro grandi pilastri che sorreggono il complesso gioco dei coretti, della
doppia cupola e del cupolino. Il vero colpo di genio è nella doppia cupola
traforata (cupola diafana. Attraverso le quattro aperture mistilinee della
cupola inferiore si possono vedere le pitture affrescate nella cupola
inferiore, illuminate dalla luce che proviene da diverse aperture.
Un altro tuffo in un'altra storia.. un'altro viaggio e altri pezzi di mondo da scoprire...
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