martedì 2 ottobre 2012

Mantova, i Gonzaga, fiori di loto e zucca

Intere generazioni di scrittori da Torquato Tasso a Charles Baudelaire, da Charles Dickens a Aldous Huxley, da Corrado Alvaro al poeta Guido Piovene, hanno espresso in modi diversi le emozioni e le sensazioni provate alla vista di Mantova, città che pare sospesa tra la terra e il cielo, di una bellezza sognante e malinconica, i cui paesaggi irreali di giunchi e di canneti , le nebbie, i salici spogli aggrappati alle sponde dei laghi, sembrano volerci regalare un frammento di eternità e di mito.

Attorniata su tre lati dai tre laghi artificiali anticamente formati a difesa della città (Superiore, Di Mezzo e Inferiore), Mantova, comune del Parco del Mincio, pare magicamente, naturalmente nata dalle quelle acque che una leggenda narra siano le lacrime della profetessa Manto, acque in grado di trasmettere  capacità profetiche a chi le avesse bevute.

Città etrusca, poi romana, diede i natali a Publio Virgilio Marone, il 15 ottobre del 70 a.C., ad Andes, oggi Pietole. Occupata da Goti, Bizantini, Franchi e Longobardi, libero Comune dopo la morte di Matilde di Canossa, fu dominata dalla Signoria dei Bonacolsi scalzata da quella dei Gonzaga in una rivolta che vide la morte de “Il Passerino”, ultimo dei Bonacolsi.
 
Mantova visse uno dei suoi massimi splendori in epoca rinascimentale quando Federico secondo Gonzaga, figlio del marchese Francesco secondo e della gentile sposa ferrarese Isabella d’Este, fu insignito del titolo di Duca di Mantova  dall’Imperatore Carlo quinto.
Come già fece Ludovico secondo, illuminato mecenate che amò chiamare  a sé letterati e artisti quali Leon Battista Alberti e Andrea Mantegna, Federico secondo contribuì alla  riorganizzazione della città e della sua veste architettonica, grazie alla collaborazione con Giulio Romano, ottimo allievo di Raffaello, creatore di Palazzo Te, sua dimora di svago e di “lucidi inganni”, all’epoca nascosto da un fitto bosco e dalle acque di un ora scomparso misterioso lago, dimora della sua amante Isabella Boschetti.

Giulio Romano vi affrescò la Sala dei Giganti, la Sala dei Cavalli e la Sala di Amore e Psiche, in una maestosa e sfarzosissima fusione di simbologia e mito che ogni turista appassionato potrà aver la gioia e l’interesse di interpretare.

Il 1600 vede una  Mantova ormai mutata ed impoverita da rivolte e peste. Il declino di Mantova è segnato dalla politica inetta dell’ultimo Gonzaga-Nevers decaduto per fellonia nel 1708 quando il Ducato fu ceduto alla casa d’Austria e poi annesso allo Stato di Milano.

Alla dominazione austriaca seguì la dominazione francese di Napoleone Bonaparte. Dopo il Congresso di Vienna l’Austria riprese possesso di Mantova che divenne insieme a Verona, Peschiera e Legnago una delle roccaforti del famoso “quadrilatero difensivo”.
Dopo le due Guerre di indipendenza del Risorgimento italiano, nel 1866, Mantova divenne parte del Regno d’Italia.


Il centro storico della città è raggiungibile attraversando Ponte San Giorgio e lo potrete percorrere a piedi (parcheggiando la macchina fuori le mura del Castello di San Giorgio) o in bicicletta; ne noleggiano lungo le sponde  dei laghi.

Il punto di partenza ideale è il Castello di San Giorgio, maestoso castello quattrocentesco commissionato da Francesco primo Gonzaga facente parte del grande complesso di Palazzo Ducale.
In alto, sulla torre di destra potrete scorgere la finestra della bellissima “Camera degli Sposi” o “Camera Picta” che il Mantegna affrescò in onore di Ludovico Gonzaga e della moglie Barbara di Brandeburgo.
Lasciando il Castello alla vostra sinistra sarete nel cuore di Piazza Sordello, grande piazza di forma rettangolare tutta a ciotolato, dove ebbe luogo, nel 1328, quel golpe che vide i Gonzaga conquistare la città di Mantova esautorando definitivamente i Bonacolsi. A sinistra, la grande reggia che fu residenza dei Gonzaga nel 1300: Palazzo Ducale.

PALAZZO DUCALE 
Nonostante la vastità di questa stupefacente città-palazzo (500 sale e 34.000 metri quadrati di superficie) è possibile visitarlo in circa un paio d’ore. Troverete la biglietteria sotto il portico accanto a Piazza Sordello. Ricordate che l’ingresso è autorizzato tutti i giorni eccetto il lunedì; solo per la visita alla Camera Picta dovete obbligatoriamente prenotare, da Marzo a Ottobre.

I Gonzaga vissero a Palazzo Ducale dal quattordicesimo secolo anche se la sua storia dovrebbe meglio identificarsi con quella della famiglia che detenne il potere sulla città fino al 1700 circa.
Qui i Gonzaga, nell’intento di rivaleggiare con le Corti delle più prestigiose capitali d’Europa dell’epoca, commissionarono straordinarie opere d’arte ad artisti, pittori, architetti e decoratori tra i più capaci e noti di quel tempo.

Ciò che lascia senza parole è proprio l’estensione dell’edificio, in realtà costituito da diversi nuclei legati tra loro da gallerie o corridoi, con vie, cortili, giardini interni e cortili pensili. 
I “tesori” custoditi all’interno del palazzo sono infiniti, ma ecco quelli che crediamo non dovreste davvero perdere: la Camera degli Sposi, le Stanze di Pisanello, la Corte Vecchia, l’appartamento degli arazzi di Raffaello, la stanza col Soffitto del Labirinto (Forse che sì-Forse che no), l’Appartamento di Isabella d’Este da vedova.
 

LA “CAMERA PICTA”
La celeberrima Camera degli Sposi, in Castello San Giorgio fu affrescata da Andrea Mantegna in ben nove anni e da lui sempre considerata un’opera del tutto modesta. Pare che in realtà Ludovico vi dormisse solo.
Le numerose guide ed i cataloghi che potrete acquistare in loco potranno esaudire ogni vostro dettagliato desiderio di conoscenza della storia e della configurazione di questa bellissima opera d’arte. Noi ci limitiamo a segnalare la presenza, negli affreschi, della famiglia Gonzaga, Ludovico e Barbara di Brandeburgo,parenti, figli,uomini di corte e imperatori, personaggi di varia provenienza, cani, cavalli sullo sfondo di una immaginaria classicissima Roma.
Una curiosità: I Gonzaga amavano moltissimo i cavalli ma anche i cani. Nell’ala rivolta al lago Inferiore c’è un cortile pensile tutto dedicato ai cani in cui una lapide ricorda “Oriana cagnolina celeste”.
Tra i motivi floreali a fregio delle pitture cercate di rintracciare l’autoritratto di Andrea Mantegna.

 
IL DUOMO DI MANTOVA
 
Il Duomo, dedicato a San Pietro, sorge  sul lato destro di Piazza Sordello dopo il Palazzo vescovile.
E’ una costruzione splendida, molto antica, che val la pena di visitare, anche brevemente, per la sua particolare struttura architettonica a cinque navate e molte altre cappelle tra loro comunicanti e per la ricchezza di opere e dipinti di artisti rinascimentali quali il Campi, il Ghisi, il Viani.
Fu internamente riattato da Giulio Romano nel 1545 ma edificato nel 1200 sulle fondamenta di precedente antico tempio. E’affascinante l’alternanza di elementi architettonici e decorativi appartenenti a stili diversi: la facciata di aspetto neoclassico, la parte sinistra gotica,  ricco di moduli romanici il campanile.
Se il 18 marzo sarete in città potrete assistere, assieme ai fedeli, alla esposizione del corpo di S. Anselmo, patrono di Mantova, innanzi all’altar maggiore.
Potrebbe essere davvero una buonissima idea dunque programmare un soggiorno anche breve al nostro b&b I Costanti vicino a Verona anche e non solo, per una visita al Duomo di Mantova.
VIRGILIO E MOZART
L’ACCADEMIA NAZIONALE VIRGILIANA
Oltre il grande arco di Piazza Sordello, svoltando a sinistra, vi immetterete in via Accademia ed in fondo alla via scorgerete il Palazzo dell’Accademia Nazionale Virgiliana. Lo sapevate che anche a Mantova, come a Verona, esiste una Piazza Dante? E’ su questa piccola, intima piazzetta con al centro la statua di Dante che si affaccia il Palazzo dell’Accademia.
Vi chiederete il perché dell’importanza di visitare questo imponente edificio settecentesco voluto da Maria Teresa d’Austria e progettato dallo stesso architetto e progettista del Teatro alla Scala di Milano, Giuseppe Piermarini. Per un motivo  validissimo: custodisce un gioiello vero e proprio, amato e apprezzatissimo anche dal papà del giovane Wolfgang Amadeus Mozart che rivelò qui il suo genio durante un  famoso concerto nel 1770: il Teatro Bibiena, o teatro “Scientifico” di Antonio Bibiena.
Questo piccolo tesoro di intrigante bellezza e fascino è tutto in legno foderato di  rosso velluto e attorniato da tanti palchetti; vi si respira ancora l’atmosfera di dolce, intricato ricamo, di antichi concerti, di sussurri e velate parole, di sguardi, fragili voli …tra note e note.  
Nella grande biblioteca dell’Accademia sono custodite anche le opere di Virgilio che sono state tradotte in svariatissime lingue ed una stupenda rarissima raccolta di settecenteschi ferri da chirurgo che potrete vedere esposta proprio all’ingresso.
PER CHI AMA MOLTO IL TURISMO CULTURALE
 
Se siete appassionati di storia e storia dell’arte, ecco alcune altre meravigliose mete che potranno darvi emozioni indimenticabili a Mantova e che vi consigliamo di visitare: Piazza Broletto, Palazzo del Podestà, Arengario, vicolo Sottoportico dei Lattonai, il Museo Tazio Nuvolari e Learco Guerra, campioni sportivi mantovani. Piazza delle Erbe, Palazzo della Ragione, Torre dell’orologio, Casa del Mercante, gioiello di architettura quattrocentesca. Basilica di S. Andrea, magnifica realizzazione di Leon Battista Alberti. Casa di Giulio Romano, Casa del Mantegna, Palazzo Te.
PALAZZO TE 
PALAZZO TE, “UN POCO DI LUOGO DA POTERVI ANDARE E RIDURVISI TAL VOLTA A DESINARE, O A CENA PER ISPASSO”
GIORGIO  VASARI
PALAZZO TE: NON RESIDENZA, MA FELICE ISOLA DI SVAGO, FESTE E RIPOSO, DIMORA ESTIVA DI LUCIDI INGANNI……

Palazzo Te si trova a circa cento metri dal Palazzo di San Sebastiano.
Antica base di addestramento degli amati cavalli di Ludovico Secondo Gonzaga a cui se ne deve la bonifica, l’isolotto del Tejeto o del Te, un tempo acquitrinosa palude, fu prescelto da Federico Secondo Gonzaga, divenuto duca di Mantova dopo la morte del padre Ludovico, come luogo ideale in cui edificare una dimora destinata solamente al ricevimento di illustrissimi ospiti, al divertimento e allo svago in compagnia della propria amante Isabella Boschetti.
Il palazzo è stato interamente pensato, decorato e dipinto da Giulio Romano, capace collaboratore di Raffaello, trasferitosi a Mantova con Baldassarre Castiglione nel 1524 su invito di Federico, illuminato mecenate e grande amante dell’arte.
Giulio dedicò tutto se stesso al progetto ed alla realizzazione di Palazzo Te, prima sua grande opera del secondo periodo della sua esistenza vissuta a Mantova come urbanista, pittore e architetto.
Fu questa, per Giulio, una meravigliosa opportunità per estrinsecare, in dieci anni  di lavoro, tutta la sua geniale fantasia ed il suo talento pittorico ispirato ad uno spiccato classicismo, come evidenziano le simbologie e le illusionistiche rappresentazioni delle Sale del Palazzo.
La Sala Grande dei Cavalli, sala da ballo, la Sala delle Aquile, camera da letto del Duca, la Sala di Amore e Psiche, sala da pranzo, sono tutte splendidamente affrescate e propongono mitologie e favole pagane che alludono sia all’amore di Federico per Isabella sia all’amore dei Gonzaga per i cavalli e ad altre caratteristiche della personalità di Federico e del suo voluttuoso, sensualissimo temperamento.
Ricorrenti i simboli del Duca: il Monte Olimpo e il ramarro.
LA CASA DI RIGOLETTO
 
La nostra esistenza sarebbe scialba e triste se non la popolassimo ogni giorno di sogni, se non la arricchissimo di mistero e di incognite capaci di suscitare in noi fantasie e di stimolare costantemente la nostra immaginazione.
Ecco perché le favole e le leggende sono così amate e così necessarie e non solo per i bambini.
La storia di Rigoletto, deforme buffone alla corte di Mantova nell’omonima opera di Giuseppe Verdi, è una favola drammatica che ancora popola l’immaginario della gente in città al punto tale da far considerare Mantova la città di Rigoletto, uomo brutto e gobbo, ma sensibile e generoso, testimone e infine vittima della dissolutezza della corte di Mantova e del temperamento libertino del Duca della città.
La sua casa è una piccola casa suggestivissima risalente al quindicesimo secolo (lo stesso secolo in cui sono ambientate le scene dell’opera nel libretto di Francesco Maria Piave) ubicata a retro del Duomo.
Entrando, vi accoglierà un piccolo raccolto giardino con al centro la scultura in bronzo di Rigoletto realizzata da Aldo Falchi.
La casa fu abitata a lungo dai canonici della cattedrale; è una casa che comunica gentilezza, candore e poesia; la piccola loggia a primavera è arricchita da una cascata di fiori rigogliosissimi.
LA LEGGENDA DEI FIORI DI LOTO
 
I laghi di Mantova regalano anche leggende fantastiche e fruscii di nidi nascosti nei canneti e, la notte, incontri inaspettati con occhi di lepri e corse segrete di volpi o fagiani.
I mesi di luglio, agosto e settembre sono mesi particolari in cui potrete godere la vista della magica isola dei fiori di loto e della loro fioritura, nel lago Superiore, dalla riva del parco di Belfiore.
I fiori di loto, molto infestanti ed importati dall’Asia per poterne utilizzare la farina prodotta dalle loro radici, sono profumatissimi e la loro bellezza ha dato anche origine ad una nota leggenda sulla loro presenza nei laghi di Mantova.
La leggenda narra di un ragazzo che peregrinando in Oriente ebbe la fortuna di incontrare una giovane bellissima, i cui occhi a forma di mandorla e la cui pelle odorosa come il fiore di loto lo fecero innamorare.
Partirono insieme alla volta di Mantova, ma un maledetto giorno volle che la giovane, cercando di specchiarsi nelle acque del lago vi scivolasse, morendo. Il giovane innamorato, disperato, sparse dei semi di fior di loto nelle acque che inghiottirono la sua amata e sperò che ogni fioritura estiva potesse essere un ricordo della candida e profumata bellezza della sua compagna.
Poi si uccise, deciso a raggiungerla.

LA ZUCCA, SIMBOLO DI MANTOVA, CITTA’ D’ACQUA
 
Mantova, sin dai tempi dei Gonzaga, è stata considerata terra di produzione e regina della zucca per la cura prestata alla sua coltivazione sempre più intensiva e qualificata.
Pare davvero che la zucca sia ancora oggi la protagonista indiscussa nei piatti tipici mantovani.
Sapete cosa si crea a Mantova con la zucca? Questa signora cucurbitacea viene impiegata per preparare tortelli, pane, polpette, torte e fritture in ricette ideate con cura e creatività estreme.
Il dolce simbolo di Mantova è la Sbrisolona, una torta che  oggi si trova anche  qui a Verona, ma le cui origini sono solo nel mantovano. E’ una torta molto povera e solo i forni artigianali sanno oggi prepararla come una volta.
Esiste una pasticceria solo a Mantova specializzata in cose…curiose: produce infatti dei deliziosi dolcetti pralinati che chiama le “Palle di Rigoletto”, ma sfortunatamente non ricordiamo dove si trovi. Bisognerebbe andare a cercarla!

 
©2007 Francesca Vecchioni http://www.icostanti-verona.it/visitare_mantova.htm


 Il 14 ottobre.. venite con noi...


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