Attorniata su tre lati dai tre laghi artificiali anticamente formati a difesa
della città (Superiore, Di Mezzo e Inferiore), Mantova, comune del Parco del
Mincio, pare magicamente, naturalmente nata dalle quelle acque che una leggenda
narra siano le lacrime della profetessa Manto, acque in grado di trasmettere
capacità profetiche a chi le avesse bevute.
Città etrusca, poi romana, diede i natali a Publio Virgilio Marone, il 15
ottobre del 70 a.C., ad Andes, oggi Pietole. Occupata da Goti, Bizantini,
Franchi e Longobardi, libero Comune dopo la morte di Matilde di Canossa, fu
dominata dalla Signoria dei Bonacolsi scalzata da quella dei Gonzaga in una
rivolta che vide la morte de “Il Passerino”, ultimo dei Bonacolsi.
Mantova visse uno dei suoi massimi splendori in epoca rinascimentale quando
Federico secondo Gonzaga, figlio del marchese Francesco secondo e della gentile
sposa ferrarese Isabella d’Este, fu insignito del titolo di Duca di Mantova
dall’Imperatore Carlo quinto.
Come già fece Ludovico secondo, illuminato mecenate che amò chiamare a sé
letterati e artisti quali Leon Battista Alberti e Andrea Mantegna, Federico
secondo contribuì alla riorganizzazione della città e della sua veste
architettonica, grazie alla collaborazione con Giulio Romano, ottimo allievo di
Raffaello, creatore di Palazzo Te, sua dimora di svago e di “lucidi inganni”,
all’epoca nascosto da un fitto bosco e dalle acque di un ora scomparso
misterioso lago, dimora della sua amante Isabella Boschetti.
Giulio Romano vi affrescò la Sala dei Giganti, la Sala dei Cavalli e la Sala di
Amore e Psiche, in una maestosa e sfarzosissima fusione di simbologia e mito che
ogni turista appassionato potrà aver la gioia e l’interesse di interpretare.
Il 1600 vede una Mantova ormai mutata ed impoverita da rivolte e peste. Il
declino di Mantova è segnato dalla politica inetta dell’ultimo Gonzaga-Nevers
decaduto per fellonia nel 1708 quando il Ducato fu ceduto alla casa d’Austria e
poi annesso allo Stato di Milano.
Alla dominazione austriaca seguì la dominazione francese di Napoleone Bonaparte.
Dopo il Congresso di Vienna l’Austria riprese possesso di Mantova che divenne
insieme a Verona, Peschiera e Legnago una delle roccaforti del famoso
“quadrilatero difensivo”.
Dopo le due Guerre di indipendenza del Risorgimento italiano, nel 1866, Mantova
divenne parte del Regno d’Italia.
Il centro storico della città è raggiungibile attraversando Ponte San Giorgio e
lo potrete percorrere a piedi (parcheggiando la macchina fuori le mura del
Castello di San Giorgio) o in bicicletta; ne noleggiano lungo le sponde dei
laghi.
Il punto di partenza ideale è il Castello di San Giorgio, maestoso castello
quattrocentesco commissionato da Francesco primo Gonzaga facente parte del
grande complesso di Palazzo Ducale.
In alto, sulla torre di destra potrete
scorgere la finestra della bellissima “Camera degli Sposi” o “Camera Picta” che
il Mantegna affrescò in onore di Ludovico Gonzaga e della moglie Barbara di
Brandeburgo.
Lasciando il Castello alla vostra sinistra sarete nel cuore di Piazza Sordello,
grande piazza di forma rettangolare tutta a ciotolato, dove ebbe luogo, nel
1328, quel golpe che vide i Gonzaga conquistare la città di Mantova esautorando
definitivamente i Bonacolsi. A sinistra, la grande reggia che fu residenza dei
Gonzaga nel 1300: Palazzo Ducale.
PALAZZO DUCALE
Nonostante la vastità di questa stupefacente città-palazzo (500 sale e 34.000
metri quadrati di superficie) è possibile visitarlo in circa un paio d’ore.
Troverete la biglietteria sotto il portico accanto a Piazza Sordello. Ricordate
che l’ingresso è autorizzato tutti i giorni eccetto il lunedì; solo per la
visita alla Camera Picta dovete obbligatoriamente prenotare, da Marzo a Ottobre.
I Gonzaga vissero a Palazzo Ducale dal quattordicesimo secolo anche se la sua
storia dovrebbe meglio identificarsi con quella della famiglia che detenne il
potere sulla città fino al 1700 circa.
Qui i Gonzaga, nell’intento di rivaleggiare con le Corti delle più prestigiose
capitali d’Europa dell’epoca, commissionarono straordinarie opere d’arte ad
artisti, pittori, architetti e decoratori tra i più capaci e noti di quel tempo.
Ciò che lascia senza parole è proprio l’estensione dell’edificio, in realtà
costituito da diversi nuclei legati tra loro da gallerie o corridoi, con vie,
cortili, giardini interni e cortili pensili.
I “tesori” custoditi all’interno del palazzo sono infiniti, ma ecco quelli che
crediamo non dovreste davvero perdere: la Camera degli Sposi, le Stanze di
Pisanello, la Corte Vecchia, l’appartamento degli arazzi di Raffaello, la stanza
col Soffitto del Labirinto (Forse che sì-Forse che no), l’Appartamento di
Isabella d’Este da vedova.
LA “CAMERA PICTA”
La celeberrima Camera degli Sposi, in Castello San Giorgio fu affrescata da
Andrea Mantegna in ben nove anni e da lui sempre considerata un’opera del tutto
modesta. Pare che in realtà Ludovico vi dormisse solo.
Le numerose guide ed i cataloghi che potrete acquistare in loco potranno
esaudire ogni vostro dettagliato desiderio di conoscenza della storia e della
configurazione di questa bellissima opera d’arte. Noi ci limitiamo a segnalare
la presenza, negli affreschi, della famiglia Gonzaga, Ludovico e Barbara di
Brandeburgo,parenti, figli,uomini di corte e imperatori, personaggi di varia
provenienza, cani, cavalli sullo sfondo di una immaginaria classicissima Roma.
Una curiosità: I Gonzaga amavano moltissimo i cavalli ma anche i cani. Nell’ala
rivolta al lago Inferiore c’è un cortile pensile tutto dedicato ai cani in cui
una lapide ricorda “Oriana cagnolina celeste”.
Tra i motivi floreali a fregio delle pitture cercate di rintracciare
l’autoritratto di Andrea Mantegna.
IL DUOMO DI MANTOVA
Il Duomo, dedicato a San Pietro, sorge sul lato destro di Piazza Sordello dopo
il Palazzo vescovile.
E’ una costruzione splendida, molto antica, che val la pena di visitare, anche
brevemente, per la sua particolare struttura architettonica a cinque navate e
molte altre cappelle tra loro comunicanti e per la ricchezza di opere e dipinti
di artisti rinascimentali quali il Campi, il Ghisi, il Viani.
Fu internamente riattato da Giulio Romano nel 1545 ma edificato nel 1200 sulle
fondamenta di precedente antico tempio. E’affascinante l’alternanza di elementi
architettonici e decorativi appartenenti a stili diversi: la facciata di aspetto
neoclassico, la parte sinistra gotica, ricco di moduli romanici il campanile.
Se il 18 marzo sarete in città potrete assistere, assieme ai fedeli, alla
esposizione del corpo di S. Anselmo, patrono di Mantova, innanzi all’altar
maggiore.
Potrebbe essere davvero una buonissima idea dunque programmare un soggiorno
anche breve al nostro b&b I Costanti vicino a Verona anche e non solo, per una
visita al Duomo di Mantova.
VIRGILIO E MOZART
L’ACCADEMIA NAZIONALE VIRGILIANA
Oltre il grande arco di Piazza Sordello, svoltando a sinistra, vi immetterete in
via Accademia ed in fondo alla via scorgerete il Palazzo dell’Accademia
Nazionale Virgiliana. Lo sapevate che anche a Mantova, come a Verona, esiste una
Piazza Dante? E’ su questa piccola, intima piazzetta con al centro la statua di
Dante che si affaccia il Palazzo dell’Accademia.
Vi chiederete il perché dell’importanza di visitare questo imponente edificio
settecentesco voluto da Maria Teresa d’Austria e progettato dallo stesso
architetto e progettista del Teatro alla Scala di Milano, Giuseppe Piermarini.
Per un motivo validissimo: custodisce un gioiello vero e proprio, amato e
apprezzatissimo anche dal papà del giovane Wolfgang Amadeus Mozart che rivelò
qui il suo genio durante un famoso concerto nel 1770: il Teatro Bibiena, o
teatro “Scientifico” di Antonio Bibiena.
Questo piccolo tesoro di intrigante bellezza e fascino è tutto in legno foderato
di rosso velluto e attorniato da tanti palchetti; vi si respira ancora
l’atmosfera di dolce, intricato ricamo, di antichi concerti, di sussurri e
velate parole, di sguardi, fragili voli …tra note e note.
Nella grande biblioteca dell’Accademia sono custodite anche le opere di Virgilio
che sono state tradotte in svariatissime lingue ed una stupenda rarissima
raccolta di settecenteschi ferri da chirurgo che potrete vedere esposta proprio
all’ingresso.
PER CHI AMA MOLTO IL TURISMO CULTURALE
Se siete appassionati di storia e storia dell’arte, ecco alcune altre
meravigliose mete che potranno darvi emozioni indimenticabili a Mantova e che vi
consigliamo di visitare: Piazza Broletto, Palazzo del Podestà, Arengario, vicolo
Sottoportico dei Lattonai, il Museo Tazio Nuvolari e Learco Guerra, campioni
sportivi mantovani. Piazza delle Erbe, Palazzo della Ragione, Torre
dell’orologio, Casa del Mercante, gioiello di architettura quattrocentesca.
Basilica di S. Andrea, magnifica realizzazione di Leon Battista Alberti.
Casa di Giulio Romano,
Casa del Mantegna,
Palazzo Te.
PALAZZO TE
PALAZZO TE, “UN POCO DI LUOGO DA POTERVI ANDARE E RIDURVISI TAL VOLTA A
DESINARE, O A CENA PER ISPASSO”
GIORGIO VASARI
PALAZZO TE: NON RESIDENZA, MA FELICE ISOLA DI SVAGO, FESTE E RIPOSO, DIMORA
ESTIVA DI LUCIDI INGANNI……
Palazzo Te si trova a circa cento metri dal Palazzo di San Sebastiano.
Antica base di addestramento degli amati cavalli di Ludovico Secondo Gonzaga a
cui se ne deve la bonifica, l’isolotto del Tejeto o del Te, un tempo
acquitrinosa palude, fu prescelto da Federico Secondo Gonzaga, divenuto duca di
Mantova dopo la morte del padre Ludovico, come luogo ideale in cui edificare una
dimora destinata solamente al ricevimento di illustrissimi ospiti, al
divertimento e allo svago in compagnia della propria amante Isabella Boschetti.
Il palazzo è stato interamente pensato, decorato e dipinto da Giulio Romano,
capace collaboratore di Raffaello, trasferitosi a Mantova con Baldassarre
Castiglione nel 1524 su invito di Federico, illuminato mecenate e grande amante
dell’arte.
Giulio dedicò tutto se stesso al progetto ed alla realizzazione di Palazzo Te,
prima sua grande opera del secondo periodo della sua esistenza vissuta a Mantova
come urbanista, pittore e architetto.
Fu questa, per Giulio, una meravigliosa opportunità per estrinsecare, in dieci
anni di lavoro, tutta la sua geniale fantasia ed il suo talento pittorico
ispirato ad uno spiccato classicismo, come evidenziano le simbologie e le
illusionistiche rappresentazioni delle Sale del Palazzo.
La Sala Grande dei Cavalli, sala da ballo, la Sala delle Aquile, camera da letto
del Duca, la Sala di Amore e Psiche, sala da pranzo, sono tutte splendidamente
affrescate e propongono mitologie e favole pagane che alludono sia all’amore di
Federico per Isabella sia all’amore dei Gonzaga per i cavalli e ad altre
caratteristiche della personalità di Federico e del suo voluttuoso,
sensualissimo temperamento.
Ricorrenti i simboli del Duca: il Monte Olimpo e il ramarro.
LA CASA DI RIGOLETTO
La nostra esistenza sarebbe scialba e triste se non la popolassimo ogni giorno
di sogni, se non la arricchissimo di mistero e di incognite capaci di suscitare
in noi fantasie e di stimolare costantemente la nostra immaginazione.
Ecco perché le favole e le leggende sono così amate e così necessarie e non solo
per i bambini.
La storia di Rigoletto, deforme buffone alla corte di Mantova nell’omonima opera
di Giuseppe Verdi, è una favola drammatica che ancora popola l’immaginario della
gente in città al punto tale da far considerare Mantova la città di Rigoletto,
uomo brutto e gobbo, ma sensibile e generoso, testimone e infine vittima della
dissolutezza della corte di Mantova e del temperamento libertino del Duca della
città.
La sua casa è una piccola casa suggestivissima risalente al quindicesimo secolo
(lo stesso secolo in cui sono ambientate le scene dell’opera nel libretto di
Francesco Maria Piave) ubicata a retro del Duomo.
Entrando, vi accoglierà un piccolo raccolto giardino con al centro la scultura
in bronzo di Rigoletto realizzata da Aldo Falchi.
La casa fu abitata a lungo dai canonici della cattedrale; è una casa che
comunica gentilezza, candore e poesia; la piccola loggia a primavera è
arricchita da una cascata di fiori rigogliosissimi.
I laghi di Mantova regalano anche leggende fantastiche e fruscii di nidi
nascosti nei canneti e, la notte, incontri inaspettati con occhi di lepri e
corse segrete di volpi o fagiani.
I mesi di luglio, agosto e settembre sono mesi particolari in cui potrete godere
la vista della magica isola dei fiori di loto e della loro fioritura, nel lago
Superiore, dalla riva del parco di Belfiore.
I fiori di loto, molto infestanti ed importati dall’Asia per poterne utilizzare
la farina prodotta dalle loro radici, sono profumatissimi e la loro bellezza ha
dato anche origine ad una nota leggenda sulla loro presenza nei laghi di
Mantova.
La leggenda narra di un ragazzo che peregrinando in Oriente ebbe la fortuna di
incontrare una giovane bellissima, i cui occhi a forma di mandorla e la cui
pelle odorosa come il fiore di loto lo fecero innamorare.
Partirono insieme alla volta di Mantova, ma un maledetto giorno volle che la
giovane, cercando di specchiarsi nelle acque del lago vi scivolasse, morendo. Il
giovane innamorato, disperato, sparse dei semi di fior di loto nelle acque che
inghiottirono la sua amata e sperò che ogni fioritura estiva potesse essere un
ricordo della candida e profumata bellezza della sua compagna.
Poi si uccise, deciso a raggiungerla.
LA ZUCCA, SIMBOLO DI MANTOVA, CITTA’ D’ACQUA
Mantova, sin dai tempi dei Gonzaga, è stata considerata terra di produzione e
regina della zucca per la cura prestata alla sua coltivazione sempre più
intensiva e qualificata.
Pare davvero che la zucca sia ancora oggi la protagonista indiscussa nei piatti
tipici mantovani.
Sapete cosa si crea a Mantova con la zucca? Questa signora cucurbitacea viene
impiegata per preparare tortelli, pane, polpette, torte e fritture in ricette
ideate con cura e creatività estreme.
Il dolce simbolo di Mantova è la Sbrisolona, una torta che oggi si trova anche
qui a Verona, ma le cui origini sono solo nel mantovano. E’ una torta molto
povera e solo i forni artigianali sanno oggi prepararla come una volta.
Esiste una pasticceria solo a Mantova specializzata in cose…curiose: produce
infatti dei deliziosi dolcetti pralinati che chiama le “Palle di Rigoletto”, ma
sfortunatamente non ricordiamo dove si trovi. Bisognerebbe andare a cercarla!
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