martedì 25 marzo 2014

Venezia insolita da scoprire


Venezia in 5 mosse fuori dagli schemi

Vademecum per scoprire cinque luoghi bellissimi, divertenti, originali, lontani dalle orde dei turisti e che in pochissimi (anche tra i veri veneziani) conoscono

 Visitare Venezia e riscoprirla da un nuovo punto di vista? Si può. Ci sono voluti cinque anni di ricerche sul campo, di incontri, di letture, di passeggiate a piedi e di giri in barca per scoprire quello che le guide tradizionali non dicono e, alla fine, il risultato è stato ottimo ed è racchiuso in questa guida: 393 pagine di curiosità, aneddoti, luoghi e storie sconosciute anche a gli stessi veneziani che rendono i consigli degli autori, Thomas Jonglez e Paola Zoffoli, una splendida certezza. E queste sono le cinque mosse suggerite da uno dei due, segrete e insolite, che farebbero invidia anche a Dan Brown! Se state venire con noi nella nostra Gita Fuori Porta questa domenica o, più semplicemente, pensate di trascorrere qualche giorno a La Serenissima, segnatevele! 

PRIMA MOSSA: visitare un casino e spiare da uno spioncino
Nel Settecento il gioco era un'attività piuttosto diffusa tra i veneziani. Tale era la richiesta che a metà del secolo si contavano ben 118 casini nei pressi di Piazza San Marco, luoghi privati e raccolti in cui si scommetteva a dadi, a carte, si conversava liberamente e ci si svagava in compagnia. Il Casino Venier era tra quelli e oggi è, senza dubbio uno, dei più affascinanti rimasti intatti in città. Dal 1987 è sede dell'associazione culturale italo francese Alliance Française. Oltre a corsi di lingua, iniziative culturali e rassegne cinematografiche, è aperto a visite pubbliche interessanti e divertenti. Si trova fra Rialto e San Marco, nel mezzanino di un edificio poco appariscente e da fuori non si può minimamente immaginare la ricchezza custodita all'interno. Entrateci, fatevi raccontare la storia del luogo, affacciatevi segretamente da il "liagò", un piccolo poggiolo coperto che guarda sul Ponte Baretteri e poi scoprite lo spioncino nel pavimento di marmo della sala d'ingresso: serviva a guardare senza essere visti chiunque si trovasse davanti alla porta d'ingresso, proprio sotto il ponte, e in caso, decidere di scappare all'ultimo minuto.

SECONDA MOSSA: scoprire la pozione segreta che curava ogni male
Proprio di fronte alla farmacia d'angolo tra campo Santo Stefano e la calle dello Spezier (sinonimo di farmacista) è rimasto impresso nel pavimento un dettaglio dimenticato. Lo vedete nella gallery sopra. Di cosa si tratta? È uno dei tre buchi circolari che, nel tempo, i pesanti calderoni utilizzati dai farmacisti veneziani hanno lasciato durante la preparazione della Teriaca, una pozione (quasi) magica che guariva un gran numero di malattie e che a Venezia solo quaranta farmacie avevano ottenuto il permesso di realizzare. L'ingrediente più diffuso era la polvere di vipera, altri originali come il corno di liocorno (in realtà un dente di narvalo di quelli che oggi si vedono al Museo Correr) e l'oppio. Insieme alle spezie importate dall'Oriente dovevano essere esposti pubblicamente per tre giorni per garantirne l'autenticità (incluso le vipere vive). Poi, sotto gli occhi del Magistrato della Sanità, iniziava la vera e propria fabbricazione alchemica dei decotto, i cui pregi sembravano infiniti e dicevano di guarire dalla peste, alle punture di scorpione, alla turbercolosi. Nel XVII secolo Venezia godeva di fama modiale per la preparazione della Teriaca, a tal punto da esportarlo in Europa, Turchia e Armenia. L'avreste mai detto guardando la mattonella sopra?

 

TERZA MOSSA: Guardare Palazzo Ducale come un condannato a morte
Due colonne del loggiato superiore del palazzo sono rosa, mentre tutte le altre sono bianche. Un dettaglio piuttosto evidente di giorno, eppure sembra che in Piazza San Marco pochi ci facciano caso e, soprattutto, si interroghino sul perchè. Ebbene il motivo è questo: in quel punto il Doge prendeva posto per annunciare le sentenze di morte e per l'esecuzione il patibolo veniva collocato proprio tra quelle due colonne, di fronte alla Torre dell'Orologio, in modo che il condannato potesse vedere l'ora esatta della sua fine. Il rosa? Ricorderebbe il colore del sangue dei condannati. E avete mai notato che sul lato sud-ovest di Palazzo Ducale di notte si vedono due piccole luci sempre accese? Sono li per ricordare uno dei pochi errori giudiziari della Serenissima, quello che hanno portato un uomo innocente - il fornaio Piero Tasca (torturato fino a falsa confessione) - ad essere condannato a morte il 22 marzo 1507. 


QUARTA MOSSA: pranzare a Castelletto nel quartiere delle "Carampane"
Alla Trattoria Antiche Carampane, in assoluto uno dei posti migliori dove mangiare a Venezia. E non ci si arriva per caso, nascosto com'è tra calli e campielli, vicino al mercato del pesce di Rialto e a Campo San Polo. È uno di quegli indirizzi che viene suggerito e poi si custodice con cura. Il locale è frequentato da un selezionata clientela fatta di veneziani e di turisti che non amano sentirsi tali (tra cui anche l'attrice Audrey Tautou e Mr Cipriani). Non a caso un cartello all'entrata avverte: "No Pizza, No Lasagne, No Menù Turistico". Non è pretenzioso, l'atmosfera è quella piacevole di una trattoria a gestione familiare e il menù è da leccarsi i baffi: principalmente a base di pesce, freschissimo e selezionato con cura al mercato ogni mattina. E proprio per questo la domenica e lunedì e chiuso. Sapete il perchè? I pescatori non lavorano di domenica e quindi un ristorante specializzato in pesce che si rispetti (come questo) non potrebbe fare altrimenti! Con la bella stagione si può scegliere anche un tavolo all'aperto. Andateci e non ve ne pentirete! E i più audaci scopriranno cosa i veneziani intendono con il termine carampana, che non è quello in uso oggi di «donna attempata e vistosa».

QUINTA MOSSA: fare la spesa bio come un vero giudecchino
All'interno del carcere femminile della Giudecca di Venezia esiste uno spazio di 6.000 metri quadrati utilizzato come orto dal Convento delle Convertite. 

Battezzato "Orto delle Meraviglie" è curato da una decine di detenute senza l'impiego di macchinari, concimi o prodotti chimici. Non tutti i veneziani lo sanno ma le nonnine della Giudecca si mettono in fila ogni giovedì mattina tra le 9 e le 10 per aggiudicarsi la loro frutta e verdura bio: gustosa, sana e meno costosa rispetto ad altri mercati. Dal giugno 1997 è, infatti, possibile acquistare circa una trentina di ortaggi diversi direttamente da un banco di vendita nei pressi del carcere. E sappiatelo, non c'è ne mai abbastanza per tutti, quindi meglio essere puntuali per essere i primi della fila.

la nostra fonte:   È Thomas Jonglez, uno dei due autori della guida "Venezia, Isolita e Segreta", vademecum originale che racconta il capoluogo veneto come nessuno aveva mai fatta prima e che, anche per questo, è stata premiata come miglior guida di viaggio all'Independent Publisher Award nell'anno 2011. Per farlo si è trasferito con moglie e figli da Parigi (la sua città) e ci ha abitato per sette anni. Definirlo appassionato e scrupoloso è ancora poco. È sua l'idea di creare una collana di guide scritte dagli abitanti ed è il cuore della casa editrice che da dieci anni segue questo progetto. Le sue sono guide che segnalano luoghi e curiosità insolite e/o sconosciute, che non si trovano nelle guide tradizionali, pensate per interessare viaggiatori curiosi e gli stessi abitanti. Sono scritte da chi i luoghi li conosce e li vive davvero e vengono pubblicate in diverse lingue a partire da quella locale della città raccontata. Ad esempio, quella di Amsterdam è pubblicata anche in fiammingo, quella su Lisbona in portoghese e, ovviamente, non mancano inglese, francese, spagnolo e tedesco. Tra le guide Jonglez più di successo a livello internazionale ci sono Secret London e Secret New York e in Italia quella su Roma di cui abbiamo parlato qui (e che a ottobre verrà ristampata con l'aggiunta di 100 pagine nuove) e la guida su Milano.
La foto che lo ritrare qui sopra? Lui all'Isola di Pasqua mentre gira il mondo con la sua famiglia in 6 mesi, prima di trasferirsi per altri sette anni in Brasile e studiare una nuova città: Rio de Janeiro.

 

fonte vanityfair.it